Le ricerche non sono mai state abbandonate. Nei tre mesi trascorsi dalla scomparsa di Elena Ceste, la donna di 37 anni di Motta di Costigliole, si è continuato a controllare il territorio, a svuotare
Le ricerche non sono mai state abbandonate. Nei tre mesi trascorsi dalla scomparsa di Elena Ceste, la donna di 37 anni di Motta di Costigliole, si è continuato a controllare il territorio, a svuotare pozzi, nella zona di Costigliole e a Govone, a sondare il fiume, così come piccoli specchi d'acqua. E questa mattina, martedì, arriveranno da Genova i sommozzatori del nucleo speciale dei carabinieri, coadiuvati dal personale del Nucleo investigativo del comando provinciale di Asti, che si occupa dell'indagine: si occuperanno di perlustrare il lago artificiale che si trova lungo il Tanaro, in territorio di Isola, a poca distanza dalla cava vicina al centro commerciale "I bricchi". Le verifiche in quel laghetto hanno preso avvio la scorsa settimana e lì si è concentrata l'attenzione anche delle trasmissioni televisive che da gennaio, senza sosta, seguono il caso.
Proprio la scorsa settimana ha destato grande sconcerto la telefonata mandata in onda da "Pomeriggio Cinque", in cui il marito della Ceste, Michele Buoninconti, presentandosi come una persona vicina alla famiglia e adottando il nome di "Armando Diaz", ha evidenziato alla giornalista che «alle persone bisogna chiedere, non ai luoghi», sostenendo che non sarebbero in quel laghetto le risposte al mistero della sparizione della moglie e rinnovando le sue accuse ai due uomini contro cui più volte si è scagliato, ossia il compagno delle scuole elementari di Torino e l'amico di famiglia di Costigliole. Una telefonata che a molti è parsa incomprensibile, a partire dal nome scelto: al Generale Diaz è tra l'altro intitolata una via di Alba, presso i cui vigili del fuoco Buoninconti presta servizio (è tornato al lavoro in questi giorni, anche se pare che abbia chiesto trasferimento al comando di Asti).
Di certo quella telefonata ha avuto un effetto immediato: quello di far impennare gli share dei programmi televisivi che si occupano del caso Ceste. In un ultimo sfogo alla giornalista Ilaria Mura, proposto nella puntata di venerdì scorso di "Quarto grado", il conoscente di Torino, «l'uomo delle cave», ha rivelato che Elena gli aveva parlato di «telefonate dai toni minacciosi che riceveva da una vecchia conoscenza, una persona che era tornata "all'arrembaggio"». «Mi aveva anche parlato di persone che su internet volevano screditarla e che dietro a ciò ci fossi io», aveva riferito l'uomo già tempo fa. Di quel filmato non avrebbero trovato traccia gli inquirenti né sono mai giunte segnalazioni. Ma le stesse confidenze, secondo informazioni in nostro possesso, avrebbe fatto anche all'amico di Costigliole, «l'uomo della Golf», che inviava costanti messaggi alla donna: Elena Ceste gli avrebbe parlato di un video e di persone che volevano screditarla.
Fatti che, in qualche modo, la donna aveva cercato di confidare ai familiari e ad una vicina di casa già nello scorso autunno, con frasi di tale tipo: «Una persona che credevo amica mi ha tradito», «sapete già tutti di qualcosa che non dovevo scrivere», riferendosi a Facebook. Ma nessuno sapeva alcunché e il marito ha raccontato di essere venuto a conoscenza dei turbamenti della donna solo il pomeriggio e la notte precedente la sua scomparsa, il 24 gennaio. E il cognato di Elena, Danilo Pacelli, ha rinnovato a "Quarto grado", in diretta telefonica, le scuse della famiglia alla donna: «Ti chiediamo scusa se non ti abbiamo capita e non abbiamo saputo aiutarti. Se lei può sentirci o se qualcuno la sta tenendo contro la sua volontà, le chiedo di tornare o farla tornare per il bene dei bambini».
Un appello accorato, un gesto coraggioso e ammirevole. Intanto rimangono chiusi nel massimo riserbo gli inquirenti, che continuano ad indagare in tutte le direzioni, anche se paiono ancora privilegiare la pista dell'allontanamento volontario. Un'indagine estremamente complessa, proprio per l'assenza di elementi che portino con chiarezza in una direzione precisa. Numerose le persone sentite dai carabinieri e dal magistrato e tantissime le verifiche già effettuate. Non ci sono indagati ed è aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Non si lascia nulla di intentato per dare una risposta ai quattro bambini di Elena Ceste.
Marta Martiner Testa